Quante volte abbiamo letto questo annuncio fuori una stazione della metro e ci siamo arrabbiati perché “adesso farò tardi”, “non c’è tempo”, “ho i minuti contati!”?
Questo tipo di contrattempi spesso ci crea qualche disagio passeggero...
Quante volte siamo chiamati a dover conciliare il Tempo Esterno, dato dal movimento esercitato nello spazio, ed il Tempo Interno, quello dentro di noi, spesso sovraffollato, sovraccarico, dimenticato? È sempre una danza, un passo a due, in cui Tempo e Tempo vanno a tempo, si accompagnano a vicenda e si sostengono. Coreografie sempre diverse, prese sempre nuove e più difficili, ma ci si muove sempre insieme, all’unisono.
Questa danza scandisce le nostre giornate, scandisce il mondo.
Ma cosa succede quando il contrattempo non ci impone un ritardo bensì una sospensione prolungata? Cosa accade dentro di noi quando il ballo viene brutalmente interrotto e i due danzatori divisi?
Adesso ci dobbiamo fermare!
Non si tratta di un treno rotto, un appuntamento che salta, un orario cambiato all’ultimo momento... è l’arrivo di questo nuovo “essere” chiamato Covid-19, noto anche come Coronavirus, che ci costringe a fare i conti con la nostra dimensione di tempo.
Siamo temporaneamente sospesi, fermi, fuori e dentro.
In realtà anche se questa pausa quasi irreale è legata soprattutto al Tempo Esterno, infinite sono le cose in movimento dentro di noi che definiscono interiormente una nuova dimensione spazio-temporale. Dipende solo da noi quanto saremo in grado di prendercene cura. Covid-19 ha modificato indirettamente le nostre abitudini e ci costringe a nuove sfide personali e relazionali non facili, ma questo mondo è abituato a non arrendersi e, riprendendo l’immagine del passo a due, fortunatamente esistono anche gli assoli.
Quali sono i principali meccanismi psichici coinvolti nelle reazioni al Covid-19?
Sicuramente la principale caratteristica che accomuna tutti noi esseri umani è indiscutibilmente l’unicità, per cui racchiudere in categorie alcuni comportamenti, può essere in parte riduttivo. È anche vero però che dinnanzi ad eventi di proporzioni enormi, oggettivamente traumatici e al fuori dal nostro controllo, si attivano spesso dei meccanismi primitivi e comuni. O meglio, tutti noi abbiamo dei meccanismi di difesa che ci aiutano a star bene, ad affrontare le difficoltà della vita e questi possono essere sia adattivi che disadattivi.
Primo tra tutti il diniego, quella difesa primitiva che si può semplificare nell’espressione “se non lo riconosco non succede”. Il vantaggio di questa difesa è che spesso ci aiuta a mantenere i nervi saldi in situazioni estremamente pericolose permettendoci di salvarci la vita perché riusciamo a compiere azioni realisticamente più efficaci. Lo svantaggio però è che quando disadattivo, tale meccanismo ci porta a sottovalutare una situazione a tal punto da mettere in atto azioni avventate e fuori contesto traducendosi in un reale pericolo per se stessi e gli altri.
Un altro meccanismo psichico è quello della catastrofizzazione: “il mondo e l’umanità stanno per finire”. Pensiero carico di ansia insostenibile che può innescare azioni altrettanto disfunzionali e portare a veri e propri attacchi di panico.
Ritengo che ciò che possiamo fare è chiamare in campo le nostre abilità di mediazione, trovare la giusta misura tra il “non sta succedendo nulla” e il “sta succedendo tutto”, prendere consapevolezza che qualcosa sta accadendo, ed è qualcosa di nuovo a cui dobbiamo fare attenzione, che a tratti può spaventare, ma che abbiamo tutte le risorse, gli strumenti cognitivi e pratici per poterlo affrontare e superare.
Infine l’umorismo, un meccanismo difensivo abbastanza comune che si sta rilevando un valido alleato in questo periodo delicato.
Le forme di umorismo espresse da tutti questi memes in circolo sul web, rappresentano delle forme sane di “gioco” che supportano la nostra capacità di tollerare il dolore psichico, ci consentono di vedere la dura realtà con un tocco di leggerezza e di ridicolizzare un oggetto che ci fa paura, concedendoci ogni tanto di “riderci su”.
Partendo così da una convinzione radicale per cui l’essere umano possiede grandi, infinite potenzialità in termini di adattamento e di evoluzione, provo a dare dei suggerimenti per prenderci cura di noi in questo tempo (temporaneamente) sospeso.
- Proviamo a ragionare tenendo in mente la sillaba RI. RIscoprire, RIgenerarci, RIorganizzarci, RIprogettare, RIadattarci, RIcaricarci, RIflettere, RIstrutturaci…
- Sappiamo che questo nuovo inquilino terrestre può mutare, ma anche noi possiamo cambiare ed evolverci. E questo lo facciamo continuamente, grazie alla plasticità del nostro cervello e al nostro motore, l’energia aggressiva, che spinge alla vita e che ci rende in grado di affrontare sfide più o meno facili, ogni giorno più o meno grandi, e di vincerle.
- La consapevolezza emotiva è l’unica via possibile per un equilibrio psico-fisico. Anche in situazioni di emergenza che sicuramente scatenano in noi stati emotivi multipli e molto confusi, tentare di fare chiarezza e soprattutto di condividere quello che sentiamo con le persone con cui viviamo può facilitare le connessioni empatiche. L’empatia è alla base delle nostre relazioni più soddisfacenti e nutrienti. Ricordiamoci che, sì, è vietato il contatto fisico ma attenzione a non perdere quello emotivo!
- Manteniamo abitudini sane per quanto ci è possibile, legate soprattutto al movimento fisico e ad una buona alimentazione, in generale alla cura del nostro corpo. Trattiamoci bene, con amore.
- Se sentiamo di essere sopraffatti da emozioni che non riusciamo a gestire allora non c’è niente di male a ricorrere ad un aiuto esterno, rivolgendosi ad un professionista della salute psicologica di fiducia.
Claudia Roma - Psicologa, specializzanda in Psicoterapia
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