Chi sono gli Hikikomori?
Stiamo parlando di un nuovo fenomeno, una nuova forma di disagio psicologico e sociale che si sta diffondendo sempre di più in tutti i paesi industrializzati. Sono solo pochi anni che se ne è iniziato a parlare anche in Italia (Nella prima metà degli anni 2010). Si tratta degli Hikikomori, ragazzi vivono la loro vita rinchiusi in casa, giocando ai videogiochi, guardando serie tv o cartoni animati, leggendo fumetti. Spesso diventano schivi e taciturni anche nei confronti dei familiari, talvolta aggressivi. Molto spesso per evitare il contatto si chiudono nella loro stanza, mangiano ad orari diversi da quelli del resto della famiglia e invertono il loro ciclo sonno-veglia.
Stiamo parlando di un nuovo fenomeno, una nuova forma di disagio psicologico e sociale che si sta diffondendo sempre di più in tutti i paesi industrializzati. Sono solo pochi anni che se ne è iniziato a parlare anche in Italia (Nella prima metà degli anni 2010). Si tratta degli Hikikomori, ragazzi vivono la loro vita rinchiusi in casa, giocando ai videogiochi, guardando serie tv o cartoni animati, leggendo fumetti. Spesso diventano schivi e taciturni anche nei confronti dei familiari, talvolta aggressivi. Molto spesso per evitare il contatto si chiudono nella loro stanza, mangiano ad orari diversi da quelli del resto della famiglia e invertono il loro ciclo sonno-veglia.
HIKIKOMORI: TERMINE, STORIA E DATI
- Hikikomori è una parola giapponese che vuol dire letteralmente “Stare in disparte”. Con questo termine si fa riferimento a ragazzi o adulti, per lo più maschi (Rapporto maschi femmine 5:1) che vivono la vita in una condizione di autoreclusione, non uscendo più di casa o addirittura dalla loro stanza per mesi o anni.
- Il termine è stato coniato dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito negli anni ’80. Inizialmente si trattava di un fenomeno molto più ristretto, oggi, però, sono sempre di più i giovani che vivono rinchiusi nelle loro case. Non si tratta più di un fenomeno che riguarda solo il Giappone, ma è una condizione diffusa in tutto il mondo.
- In Italia è stata fondata l’associazione Hikikomori Italia che si occupa di fare informazione e ricerca sul fenomeno e che stima la presenza di circa 100mila casi solo nel nostro paese.
COSA SI NASCONDE DIETRO UNO STILE DI VITA COSÌ ESTREMO?
- Premessa: Hikikomori non è una diagnosi, non è un disturbo. Almeno per il momento, almeno in Italia, sebbene in ambito psichiatrico e psicologico si discuta molto riguardo questo tema. Gli hikikomori sono delle persone che adottano uno stile di vita estremo (L’autoreclusione) in risposta ad un malessere. Malessere che può essere vissuto da tante altre persone che però non arriveranno mai a rinchiudersi in casa per anni.
- Di che malessere stiamo parlando? Si tratta di persone che vivono un sentimento di rifiuto ed incomprensione da parte del mondo, da ciò che li circonda, e scelgono di rifiutare tutto e tutti a loro volta. Spesso all’origine dell’autoreclusione ci sono delle esperienze negative, degli “scontri col mondo”: Episodi di bullismo, cyberbullismo, difficoltà scolastiche o lavorative, violenza, ecc.
Cosa distingue quindi gli hikikomori dai ragazzi che, nonostante sperimentino questo senso di disagio, rifiuto ed incomprensione, riescono comunque ad approcciarsi alla vita in una maniera attiva ed efficace? Fattori individuali e contestuali.
FATTORI INDIVIDUALI: IDENTIKIT DELL’HIKIKOMORI
- Gli hikikomori sono spesso persone sensibili, intelligenti e al contempo insicure. Per questi motivi vivono spesso la sensazione di essere diversi dagli altri, fuori dal mondo, costantemente dei pesci fuor d’acqua.
- Alcuni autori hanno ipotizzato che alla base del fenomeno vi sia un problema col corpo. A volte dietro la scelta di non uscire di casa può infatti esserci una difficoltà ad accettare il proprio aspetto fisico e quindi a presentare il proprio corpo all’esterno. Questo è un vissuto presente spesso negli hikikomori.
- Esistono poi altri fattori individuali afferenti la sfera psicopatologica: disturbi d’ansia, fobie, disturbi dell’umore, ecc. sono tutti fattori che possono spingere una persona all’autoreclusione e che necessitano di essere affrontati con un adeguato percorso terapeutico. Come abbiamo già detto: hikikomori non è una diagnosi, ma spesso chi adotta uno stile di vita simile tende a sviluppare parallelamente o ad aggravare tutta una serie di disturbi psicopatologici.
FATTORI CONTESTUALI: BREVE ANALISI DELLA SOCIETÀ DELL’APPARIRE
Quando in psicologia e in psichiatria parliamo di disagio o di psicopatologia dobbiamo sempre tenere conto della cornice contestuale entro cui questi fenomeni si manifestano.
Il contesto è sempte definito da due coordinate: lo spazio ed il tempo.
Perché proprio qui e perché proprio ora i casi di ragazzi che non escono più di casa sono aumentati in maniera così preoccupante? Facciamo una breve analisi degli aspetti della società di oggi che possono essere coinvolti in questo fenomeno.
- I giovani vivono nell’ incertezza del futuro: c’è un elevato tasso di disoccupazione giovanile e questo porta con sé una grande competizione e una forte ansia legata alla realizzazione personale. (Non è un caso se il Giappone è stato il primo paese dove si è osservato il fenomeno, considerando il tipo di società che prevedere ritmi lavorativi estremamente logoranti)
- Viviamo nella società che il sociologo Bauman definisce “Liquida”, dove l’identità si perde nel tentativo di standardizzarsi agli schemi comuni, dove definirsi non è più tanto facile, talvolta non richiesto. Una società veloce, frenetica, fatta di relazioni dai confini deboli ed aperti, fatta da una comunicazione rapida e multilivello che può disorientare e spiazzare.
- Siamo nell’epoca dell’innovazione tecnologica, della rivoluzione di internet sempre nelle nostre tasche. Una fonte di informazione e intrattenimento potenzialmente infinita. Questo vuol dire anche che è più facile oggi “stare da soli”, o meglio, più accettabile, meno estremo.
In primis perché non siamo realmente soli, dal momento che manteniamo un contatto costante con gli altri. In secondo luogo perché la tecnologia ci fornisce dei ricchissimi e variegati passatempi, oltre a degli strumenti di lavoro da remoto e servizi utili per le più disparate esigenze.
- Non dimentichiamo poi che se i giovani di oggi finiscono col passare tantissimo tempo davanti a uno schermo è anche perché spesso le alternative al videogioco sono ben poche. I giovani che arrivano a recludersi e a passare ore ed ore davanti a videogames, anime e serie tv, spesso non hanno alternative facilmente accessibili. Se non esistono luoghi dove i giovani possano socializzare e divertirsi in sicurezza, non possiamo biasimarli se sceglieranno di restare a casa. Parchi, ludoteche, scuole, palestre, laboratori artistici, sono tutte valide alternative alla playstation, e se mancano o sono irragingibili l’isolamento diventerà qualcosa di reale.
- Viviamo in una società dell’Apparire piuttosto che dell’Essere. L’esempio più lampante sono i social network, che costituiscono delle vere e proprie vetrine in cui ci mostriamo per come vogliamo, o meglio, per come vogliono gli altri, sacrificando spesso chi siamo realmente.
La breve analisi della società che abbiamo fatto ci aiuta a capire quindi perché ultimamente gli hikikomori sono così tanti e perché non possiamo più ignorare questo fenomeno. Da un lato questa società competitiva e priva di riferimenti è vissuta come ostile e ansiogena. Dall’altro, grazie alla tecnologia, oggi stare da soli non è più qualcosa di così estremo, in quanto siamo costantemente in contatto remoto con gli altri.
- Hikikomori è una parola giapponese che vuol dire letteralmente “Stare in disparte”. Con questo termine si fa riferimento a ragazzi o adulti, per lo più maschi (Rapporto maschi femmine 5:1) che vivono la vita in una condizione di autoreclusione, non uscendo più di casa o addirittura dalla loro stanza per mesi o anni.
- Il termine è stato coniato dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito negli anni ’80. Inizialmente si trattava di un fenomeno molto più ristretto, oggi, però, sono sempre di più i giovani che vivono rinchiusi nelle loro case. Non si tratta più di un fenomeno che riguarda solo il Giappone, ma è una condizione diffusa in tutto il mondo.
- In Italia è stata fondata l’associazione Hikikomori Italia che si occupa di fare informazione e ricerca sul fenomeno e che stima la presenza di circa 100mila casi solo nel nostro paese.
COSA SI NASCONDE DIETRO UNO STILE DI VITA COSÌ ESTREMO?
- Premessa: Hikikomori non è una diagnosi, non è un disturbo. Almeno per il momento, almeno in Italia, sebbene in ambito psichiatrico e psicologico si discuta molto riguardo questo tema. Gli hikikomori sono delle persone che adottano uno stile di vita estremo (L’autoreclusione) in risposta ad un malessere. Malessere che può essere vissuto da tante altre persone che però non arriveranno mai a rinchiudersi in casa per anni.
- Di che malessere stiamo parlando? Si tratta di persone che vivono un sentimento di rifiuto ed incomprensione da parte del mondo, da ciò che li circonda, e scelgono di rifiutare tutto e tutti a loro volta. Spesso all’origine dell’autoreclusione ci sono delle esperienze negative, degli “scontri col mondo”: Episodi di bullismo, cyberbullismo, difficoltà scolastiche o lavorative, violenza, ecc.
Cosa distingue quindi gli hikikomori dai ragazzi che, nonostante sperimentino questo senso di disagio, rifiuto ed incomprensione, riescono comunque ad approcciarsi alla vita in una maniera attiva ed efficace? Fattori individuali e contestuali.
FATTORI INDIVIDUALI: IDENTIKIT DELL’HIKIKOMORI
- Gli hikikomori sono spesso persone sensibili, intelligenti e al contempo insicure. Per questi motivi vivono spesso la sensazione di essere diversi dagli altri, fuori dal mondo, costantemente dei pesci fuor d’acqua.
- Alcuni autori hanno ipotizzato che alla base del fenomeno vi sia un problema col corpo. A volte dietro la scelta di non uscire di casa può infatti esserci una difficoltà ad accettare il proprio aspetto fisico e quindi a presentare il proprio corpo all’esterno. Questo è un vissuto presente spesso negli hikikomori.
- Esistono poi altri fattori individuali afferenti la sfera psicopatologica: disturbi d’ansia, fobie, disturbi dell’umore, ecc. sono tutti fattori che possono spingere una persona all’autoreclusione e che necessitano di essere affrontati con un adeguato percorso terapeutico. Come abbiamo già detto: hikikomori non è una diagnosi, ma spesso chi adotta uno stile di vita simile tende a sviluppare parallelamente o ad aggravare tutta una serie di disturbi psicopatologici.
FATTORI CONTESTUALI: BREVE ANALISI DELLA SOCIETÀ DELL’APPARIRE
Quando in psicologia e in psichiatria parliamo di disagio o di psicopatologia dobbiamo sempre tenere conto della cornice contestuale entro cui questi fenomeni si manifestano.
Il contesto è sempte definito da due coordinate: lo spazio ed il tempo.
Perché proprio qui e perché proprio ora i casi di ragazzi che non escono più di casa sono aumentati in maniera così preoccupante? Facciamo una breve analisi degli aspetti della società di oggi che possono essere coinvolti in questo fenomeno.
- I giovani vivono nell’ incertezza del futuro: c’è un elevato tasso di disoccupazione giovanile e questo porta con sé una grande competizione e una forte ansia legata alla realizzazione personale. (Non è un caso se il Giappone è stato il primo paese dove si è osservato il fenomeno, considerando il tipo di società che prevedere ritmi lavorativi estremamente logoranti)
- Viviamo nella società che il sociologo Bauman definisce “Liquida”, dove l’identità si perde nel tentativo di standardizzarsi agli schemi comuni, dove definirsi non è più tanto facile, talvolta non richiesto. Una società veloce, frenetica, fatta di relazioni dai confini deboli ed aperti, fatta da una comunicazione rapida e multilivello che può disorientare e spiazzare.
- Siamo nell’epoca dell’innovazione tecnologica, della rivoluzione di internet sempre nelle nostre tasche. Una fonte di informazione e intrattenimento potenzialmente infinita. Questo vuol dire anche che è più facile oggi “stare da soli”, o meglio, più accettabile, meno estremo.
In primis perché non siamo realmente soli, dal momento che manteniamo un contatto costante con gli altri. In secondo luogo perché la tecnologia ci fornisce dei ricchissimi e variegati passatempi, oltre a degli strumenti di lavoro da remoto e servizi utili per le più disparate esigenze.
- Non dimentichiamo poi che se i giovani di oggi finiscono col passare tantissimo tempo davanti a uno schermo è anche perché spesso le alternative al videogioco sono ben poche. I giovani che arrivano a recludersi e a passare ore ed ore davanti a videogames, anime e serie tv, spesso non hanno alternative facilmente accessibili. Se non esistono luoghi dove i giovani possano socializzare e divertirsi in sicurezza, non possiamo biasimarli se sceglieranno di restare a casa. Parchi, ludoteche, scuole, palestre, laboratori artistici, sono tutte valide alternative alla playstation, e se mancano o sono irragingibili l’isolamento diventerà qualcosa di reale.
- Viviamo in una società dell’Apparire piuttosto che dell’Essere. L’esempio più lampante sono i social network, che costituiscono delle vere e proprie vetrine in cui ci mostriamo per come vogliamo, o meglio, per come vogliono gli altri, sacrificando spesso chi siamo realmente.
La breve analisi della società che abbiamo fatto ci aiuta a capire quindi perché ultimamente gli hikikomori sono così tanti e perché non possiamo più ignorare questo fenomeno. Da un lato questa società competitiva e priva di riferimenti è vissuta come ostile e ansiogena. Dall’altro, grazie alla tecnologia, oggi stare da soli non è più qualcosa di così estremo, in quanto siamo costantemente in contatto remoto con gli altri.