“La maternità è un momento molto particolare nella vita di una donna. L’amore che lega una madre al proprio piccolo non ha eguali, credo di non aver mai provato una gioia così grande! Dal primo momento che ho visto la mia piccola L. i nostri sguardi si sono uniti a prima vista, ho scoperto cosa sia l’amore incondizionato, e ho ancora vivido il suo calore e odore sulla mia pelle. Ti senti una cosa sola, sei parte di un unico cosmo e per la prima volta nella mia vita ho sentito che non avrei potuto dare al mondo una bimba più splendida di lei, parlo io che non pensavo lontanamente di diventare madre. Dico questo perché un paio di anni fa ho subito una miomectomia e i medici mi avevano avvertita che rimanere incinta non era cosa semplice... invece la mia bimba è arrivata all’improvviso e mi ha stravolto la vita. Al suo arrivo, io e A., il mio compagno, siamo nati anche noi come genitori. Ti senti subito diversa, sai che sei nata con tua figlia, sei una madre e ti senti addosso delle grandi responsabilità. L’otto aprile ho avuto un parto non semplice, al momento della fase espulsiva ho perso un litro di sangue, sono andata in collasso, ma il mio unico pensiero era lei... speravo che stesse bene, il resto non contava. Il mio A. mi dava dei colpetti per vedere se fossi vigile, avevo flebo ovunque. Ero lì immobile, cosciente di tutto quello che mi accadeva intorno, ma il mio corpo non riuscivo a muoverlo. Dopo essermi ripresa è iniziata la nostra avventura. Ti trovi un una stanza sola con la bambina, senza nessuno accanto. Partorire in piena pandemia è stata davvero tosta, puoi ricevere una sola visita al giorno, non puoi avere tua madre accanto che ti dice come cambiare la bimba o come tenerla o come lavarla. Chiedi aiuto alle ostetriche, ma anche loro hanno il loro bel da fare. Allora inizi da sola, sei tu e la tua piccolina, e siamo partite da zero, io con le mie paure, soprattutto durante il cambio, perché temevo di farle male, e lei che mi guardava con quegli occhioni meravigliosi, mi ha trasmesso subito una sorta di serenità. Poi si inizia con l’allattamento e quel dolore ai capezzoli che è qualcosa di allucinante; non se ne parla delle ragadi, si accenna al loro dolore, ma effettivamente nel corso preparto non si parla dei punti, delle emorroidi, delle ragadi, del sentirti sfinita dopo il parto senza poter chiudere occhio neanche per un secondo perché la piccola ha bisogno di te, di stare sempre attaccata, quello è l’unico modo che ha per sentirsi un tutt’uno con te. È dopo qualche settimana dal parto che ho sentito l’esigenza di parlare con qualcuno, di cercare aiuto, essendo la mia prima figlia, e soprattutto essendo chilometri di distanza dalla mia famiglia; ho avvertito un senso di inadeguatezza, paura di non fare le cose giuste, di non crescerla come si dovrebbe, perché qui a Cesena a parte conoscenti e amici non ho punti di riferimento familiari. Così un giorno per caso lessi dell’iniziativa di Oltre la tenda, e contattai Oltre la tenda; mai scelta è stata più giusta. Da lì ho conosciuto Chiara Catapano e ho iniziato il mio percorso di consapevolezza del mio essere madre. Ho iniziato a parlare delle mie difficoltà, delle mie paure, delle mie insicurezze, e Chiara mi ha aperto gli occhi sul mio essere troppo rigida e severa nei riguardi di me stessa. Un giorno Chiara mi ha detto: «L. non ha bisogno di una madre perfetta, ma ha bisogno di una madre felice». Quelle parole mi sono risuonate dentro, portando con loro un forte carico emozionale. Io sono quella che da quando è nata non mi sono fermata un attimo, mi mettevo addirittura a stirare in piena notte tra un suo sonnellino e un altro, a fare pulizie di tutta casa, invece di riposarmi e riprendere energie per il giorno dopo. Mi sentivo addosso la grande responsabilità della bimba, A. lavorava tutto il giorno, ed io non solo ero sempre da sola, dovevo fare i conti con le critiche di mia madre che, anche se a chilometri si distanza, mi chiedeva: «Ha mangiato? Ha dormito? Quanto ha poppato? E la casa l’hai pulita? E A. ha mangiato?» Io in quel periodo non esistevo più, mai nessuno che mi chiedesse: Come stai? I punti? C’è la fai a stare in piedi? Grazie a Chiara mi è stato molto chiaro che oltre alle voci esterne ero anche io con la mia voce critica che ero sempre lì pronta a bacchettarmi e incolparmi di non essere una madre perfetta. Chiara mi ha accompagnato in questo percorso facendomi capire che la mia bimba aveva bisogno che anche io mi prendessi cura di me stessa, che non mi lasciassi andare, che non mi annullassi solo nell’essere madre ,che non esiste un manuale o qualsiasi altra teoria che mi potesse insegnare come crescere e gestire la bambina, ma che iniziassi a essere meno esigente con me stessa, e soprattutto grazie a questo percorso sto riuscendo a guardarmi allo specchio e a riconoscermi nuovamente.
Grazie Chiara, te lo dico dal profondo del mio cuore, con te e con il percorso che abbiamo fatto ho colto l’opportunità di comprendere che la mia continua ricerca della perfezione è solo un modo per non ascoltare chi davvero sono e cosa voglio in quel momento per paura di sentirmi inadeguata, e soprattutto ho capito che il mandare a quel paese qualcuno è davvero liberatorio, soprattutto quando si tratta di questa bella vocina che mi accompagna da lungo tempo. So che la strada sarà lunga, forse non basterà una vita per riuscire a farla tacere, ma già il fatto di essere consapevole di averla fatta uscire allo scoperto è per me un grande traguardo”.
M. 36 anni
Grazie Chiara, te lo dico dal profondo del mio cuore, con te e con il percorso che abbiamo fatto ho colto l’opportunità di comprendere che la mia continua ricerca della perfezione è solo un modo per non ascoltare chi davvero sono e cosa voglio in quel momento per paura di sentirmi inadeguata, e soprattutto ho capito che il mandare a quel paese qualcuno è davvero liberatorio, soprattutto quando si tratta di questa bella vocina che mi accompagna da lungo tempo. So che la strada sarà lunga, forse non basterà una vita per riuscire a farla tacere, ma già il fatto di essere consapevole di averla fatta uscire allo scoperto è per me un grande traguardo”.
M. 36 anni